Carl Lewis viene venerato come uno dei più grandi atleti della storia non soltanto per essere stato uno dei pochissimi (l’altro è Jesse Owens nel 1936) a vincere quattro ori nella stessa Olimpiade (Los Angeles 1984), ma anche per aver vinto per quattro edizioni consecutive (dal 1984 al 1996) la stessa gara, il salto in lungo. Sfruttando la naturale velocità di sprinter e l’innata eleganza, Lewis ha dominato la specialità negli anni Ottanta, ma dal decennio successivo ha dovuto fronteggiare un rivale temibile: il connazionale Mike Powell.
Messosi già in luce a Seoul 1988 con un’argento, Powell era meno alto e potente di Lewis, e poteva ovviamente contare su una minor velocità di base e su uno stile più sgraziato. Ciononostante, Powell saltava, e tanto: il suo periodo di grazia è stato nei primi anni Novanta, durante i quali ha raccolto due ori mondiali ed un record storico, che resiste tuttora.
Lo scenario fu epico: i campionati del mondo di Tokyo. Data: 30 Agosto 1991. Fino a quel momento Powell non era mai riuscito a battere Lewis in una gara, e “il figlio del vento” era imbattuto sulla specialità da una decina di anni. Il primo salto di Lewis fu di 8.68 m, record dei campionati all’epoca, mentre Powell si esibì in un salto nullo, una situazione nella quale “il folletto di Filadelfia”, com’era soprannominato, capitava sovente. Il secondo salto fu invece un bel 8.54 m, sufficiente a garantirgli la seconda posizione, staccando altri potenziali concorrenti come Larry Myricks.
Lewis alzò ulteriormente il livello della gara con il terzo salto, un fantastico 8.83 m, mentre Powell trovò un altro salto nullo, sebbene stimato anch’esso intorno agli otto metri e ottanta. Mentre Powell sembrava vivere di exploit, lottando con la pedana e rischiando sempre la penalità, Lewis dimostrava una costanza mostruosa, e al quarto salto superò la misura leggendaria di Bob Beamon: 8.91 m, un centimetro in più del record del mondo, ottenuto alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Tuttavia, il vento era oltre la norma, ed il salto non fu registrato come valevole per il record.
Nel quarto round Powell trovò finalmente la mattonella giusta: 8.95 m, vento nella norma, nuovo record del mondo. La gioia del saltatore statunitense fu incontenibile: non solo aveva fatto meglio di Lewis senza vento, aveva fatto meglio di Beamon senza altura!
“Il figlio del vento” accusò il colpo. Aveva ancora due salti a disposizione per cercare di andare oltre, e si esibì in un 8.87 e in un 8.84, misure grandiose, ma non sufficienti, né per il record, né per la medaglia d’oro. Analizzando la gara, potremmo dire che la serie di salti di Lewis fu irripetibile quasi quanto il record di Powell, ma fu la gara in sé ad assumere da subito toni leggendari. Powell avrebbe poi protratto i suoi exploit per qualche anno, continuando a perdere da Lewis (argento a Barcellona ’92), ma vincendo un altro mondiale a Stoccarda 1993 (Lewis non gareggiò). Fece registrare un 8.99 ventoso nel 1992 e un altro 8.95 nel 1994.
Quanto a Carl Lewis, i suoi occhi dopo il salto di Powell dicono tutto. Riportiamo di seguito un estratto video dei salti più significativi di quella gara.